19 marzo 2013

Zbulimet e reja ne Hadrianopolis 2003


4.02.03. Nuove ricerche ad Hdrianopolis

Gianfranco Paci, Roberto Perna

Le indagini archeologiche relative alla città romana di Hadrianopolis sono state avviate nel corso del 2005 quale supporto di un progetto più ampio (denominato "TAU") finalizzato alla nascita di un Parco archeologico ad Hadrianopolis e nella valle del Drinos, finanziato dal programma comunitario Interreg III. Solo successivamente sono state avviate le prime indagini di carattere stratigrafico, legate a un Protocollo di collaborazione tra l'Università di Macerata e l'Istituto Archeologico Albanese, la cui prima campagna sul terreno è stata condotta nel periodo luglio-agosto 2006.
Per quanto dunque concluse da pochissimo tempo, tanto che si rimanda a una prossima pubblicazione per i primi risultati, comunque ci è sembrato utile portare il nostro contributo a questo Seminario con i primi dati desumibili dalle indagini condotte.
Nel corso delle due campagne di lavori (ottobre 2005; luglio-agosto 2006), oltre alle indagini di carattere geologico, ecologico e a quelle relative allo stato di conservazione dei ruderi archeologici, tutte finalizzate alla realizzazione del Progetto del Parco, sono state avviate alcune ricerche le cui finalità erano più strettamente scientifiche. In particolare esse hanno riguardato:
a. la realizzazione del rilievo archeologico del teatro, propedeutico sia allo studio architettonico emensiocronologico delle murature, sia a quello sullo stato di conservazione del bene;
b. la realizzazione di indagini stratigrafiche nell'area antistante il teatro;
c. la realizzazione di prospezioni geosismiche funzionali alla definizione dei limiti della città e alla programmazione delle future campagne;
d. l'avvio delle ricerche nelle aree attorno alla città (periurbane) e nel territorio.
La struttura di maggior rilievo già nota nel sito, localizzabile nell'antica Caonia, è certamente quella pertinente al teatro monumentale (1 nella planimetria), elemento che, insieme alla scoperta di unanecropoli con materiali databili a partire dall'età ellenistica (7 nella planimetria) e ad alcune più recenti scoperte occasionali, ha fatto ipotizzare che l'area corrispondesse a quella della antica Hadrianopolis, sito ricordato dalla Tabula Peutingeriana (Tab. Peut. VII, 3) lungo la via che da Apollonia scendeva toccando Amantia quindi probabilmente Antigonea e poi successivamente Hadrianopolis, appunto, Ilion, Photice, per arrivare infine a Nicopoli. Si tratta di uno dei diverticoli principali della via Egnatia, percorso che attraversava anche la valle del Drinos, collegandola alla costa e in particolare a Orikos, lungo il quale nel corso del tempo si sono succeduti diversi ritrovamenti sia di tratti basolati, sia dimiliari che attesterebbero il passaggio di una strada proprio in prossimità della moderna strada nazionale, a ovest del fiume Drinos, lungo la sponda sinistra e quindi su quella opposta rispetto alla strada segnalata dalla Tabula Peutingeriana.
Fig.4.02.03.01.jpg - Fig.4.02.03.01. Estensione della città di Hadrianopolis e della sua necropoli
Fig.4.02.03.01. Estensione della città di Hadrianopolis e della sua necropoli
Gli elementi a nostra disposizione, a partire dal dato toponomastico, sembrano di fatto convergere nell'ipotesi di una fondazione o forse rifondazione con ogni probabilità adrianea, che all'inizio del II secolo d.C. può forse avere riorganizzato un insediamento preesistente, in relazione al quale va però rilevata, per ora e a esclusione della necropoli, l'assenza di materiali anteriori al II secolo d.C.
Un problema in parte ancora aperto e che gli scavi hanno l'obiettivo di risolvere è quello connesso allo sviluppo della vicina città di Melani posta in posizione più elevata, che potrebbe anche, intorno all'età giustinianea (Procopio, de Aed. IV 1, 36), aver sostituito funzionalmente la nostra divenendo il capoluogo dell'area.
La realizzazione del progetto TAU non poteva certamente non affrontare lo studio e l'analisi del teatro, per la sua monumentalità e per le caratteristiche architettoniche e funzionali, centrale in un qualunque progetto di valorizzazione del sito e del territorio.
L'edificio complessivamente, al di là di alcune particolarità presenti nella pianta legate a una asimmetria delle sue parti costituenti, sembra presentare caratteristiche di tipo costruttivo e tecnologico che lo inseriscono fra i teatri di tradizione romana, come la tecnica edilizia, caratterizzata dall'uso di malta cementizia associata all'opera vittata, il sistema di costruzione della cavea, realizzato su un riempimento di terra sostenuto da muri, infine il legame strutturale fra edificio scenico e cavea, con l'orchestra leggermente ridotta rispetto a una pianta circolare. Contemporaneamente, però, l'analisi più dettagliata di alcuni elementi particolari sembrano ricollegarlo a una tradizione greco-ellenistica che per tutta l'età romana continuò a esercitare il suo influsso in aree ellenizzate, come ad esempio il legame fracavea ed l'edificio scenico realizzato grazie alla semplice copertura degli ingressi laterali, realizzata grazie a due brevi corridoi voltati o le caratteristiche planimetriche dell'edificio scenico stesso corto e privo di importanti annessi.
Fig.4.02.03.02.jpg - Fig.4.02.03.02. Il teatro romano di Hadrianopolis
Fig.4.02.03.02. Il teatro romano di Hadrianopolis
I primi dati di scavo sembrano convergere verso una datazione della prima fase edilizia del monumento, delle due che crediamo caratterizzarono probabilmente la sua costruzione (ipotesi rafforzata dai dati desumibili dalle indagini di carattere mensiocronologico), da collocare nell'ambito della fine della prima metà del II secolo d.C., senza poter escludere che l'avvio della sua costruzione possa essere collocato proprio alla fine dell'età adrianea, ipotesi che concorda con alcuni elementi planimetrici e funzionali che riconducono a modelli architettonici che si andavano imponendo, in connessione con l'evoluzione dell'arte drammatica, a partire proprio dell'età di Adriano (117-138 d.C.).
Le indagini geosismiche hanno invece fornito interessanti elementi ai fini dell'avvio di una proposta di definizione dei limiti nord, ovest e sud della città romana.
La presenza di evidenti discontinuità evidenziate dalle anomalie riscontrate negli stendimenti (aree di indagine), realizzati proprio in funzione di tale indagine, permettono di proporre una prima ipotesi per la definizione del perimetro della città (6 nella planimetria): complessivamente si può ipotizzare che l'area più fittamente urbanizzata, sviluppatasi a occidente del fiume, tra questo e il diverticolo della via Egnatia, abbia avuto una estensione di circa 350-400 metri in senso sia est-ovest, sia nord-sud, e che il teatro abbia occupato una posizione quasi periferica, comunque in prossimità dell'angolo sud-ovest.
Gli elementi desumibili dall'avvio dei saggi stratigrafici all'interno dell'area urbana (saggi 4 - 2 nella planimetria) così come le scarse tracce leggibili nel saggio 1 (3 nella planimetria) sembrano indicare che le strutture, anche le più antiche, hanno un orientamento quasi parallelo, anche se non perfettamente congruente, rispetto a quello del teatro.
Comunque gli allineamenti delle strutture più antiche sembrano ribaditi da quelle che in tempi più recenti si sono ad esse sovrapposte, pur notando una certa, anche se ridotta, rotazione.
Le tracce desumibili dalle prospezioni geosismiche condotte al centro dell'area urbana (5 nella planimetria) evidenziano in maniera indiscutibile una concentrazione di strutture nell'area a nord del teatro, tracce che risultano in tale zona assolutamente più evidenti di quelle individuate nelle restanti aree indagate con le medesime metodologie e che in particolare, come già rilevato, sembrano progressivamente scemare proseguendo verso i limiti settentrionali della città potendosi così associare forse ad aree periferiche.
Un'ipotetica ricostruzione dell'andamento dei muri, proprio nell'area a maggiore evidenza di anomalie nelle indagini geosismiche, sembra evidenziare allineamenti che definiscono una serie di ambienti con lati che variano da 4,5 a 6,0 metri, che, almeno in un caso, si dispongono intorno a uno spazio vuoto di 7,0 x 8,0 metri circa, riferibile forse a un atrio o a un peristilio.
Fig.4.02.03.03.jpg - Fig.4.02.03.03. Saggi stratigrafici presso il teatro
Fig.4.02.03.03. Saggi stratigrafici presso il teatro
Il quadro cronologico che sembra delinearsi dalle indagini condotte risente evidentemente della mancanza di una documentazione sufficiente per una porzione ampia dell'area della città romana, avendo di fatto avviato le più complesse indagini stratigrafiche solo in punti estremamente ben definiti e in particolare connessi all'edificazione di un singolo monumento cioè del teatro. Va oltretutto rilevato che i materiali sono in corso di studio per cui i dati da essi desunti saranno soggetti a ulteriori analisi di dettaglio.
Sembra però complessivamente di poter affermare che prima dell'avvio del II secolo d.C. il sito fosse occupato con strutture murarie, anche se i dati materiali a oggi non ci consentono di ipotizzare le caratteristiche di tale insediamento.
La maggior parte della documentazione è quindi collocabile cronologicamente fra l'età flavia e il II secolo d.C., periodo quest'ultimo nel quale si evidenzia una particolare ricchezza delle attestazioni, si nota invece una relativa diminuzione della presenza di ceramica fine a partire almeno dall'età severiana e per il III secolo d.C. Una ripresa nella quantità delle stesse attestazioni, comunque mai interrotte, è invece documentata a partire dalla seconda metà del IV e poi nel V secolo d.C.
Tali elementi cronologici, unitamente a quelli toponomastici, sembrano quindi confermare l'ipotesi di una fondazione o ampia rifondazione della città da collocare a partire dall'età adrianea, avvio della sua fase forse di maggiore splendore; è del resto nota la politica di Adriano da collegarsi probabilmente anche alla formazione della provincia dell'Epiro.
Le attestazioni materiali non documentano comunque interruzioni nelle sua vita fino all'età giustinianea, quando sembra forse invece ipotizzabile che il cambiamento di nome in Ioustinianoupolis sia coinciso con una riorganizzazione dell'impianto urbano che forse non ha però modificato gli allineamenti del precedente impianto programmatico. Certamente meno documentate sono le fasi successive al VI secolo d.C., quando non si può escludere un lento declino della città, fino a una ultima e progressivaruralizzazione in favore dello sviluppo del sito di Melani.
Le indagini condotte dall'Università di Macerata hanno anche riguardato il territorio della città con il fine di avviare la realizzazione della carta archeologica, predisposta in ambito G.I.S., della valle del Drinos utile anche ai fini della gestione e valorizzazione del suo ricco patrimonio archeologico. L'organizzazione del Sistema Informativo Territoriale, in cui sono inseriti anche i dati di carattere geomorfologico ed ecologico valutati - grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Camerino - nell'ambito del Progetto TAU, ha previsto inizialmente la georeferenziazione dei siti già noti su base bibliografica, successivamente implementati da quelli acquisiti grazie alla collaborazione con l'Istituto Regionale dei Monumenti di Cultura di Gjirokastra, che nel corso degli anni è intervenuto sul territorio con l'obiettivo della tutela e infine da quelli acquisiti a seguito delle specifiche ricognizioni di superficie.
Il quadro che si può desumere da tali informazioni è oggi estremamente parziale sia perché il lavoro è tuttora in corso, sia a causa dei processi postdeposizionali che hanno interessato i siti e che determinano una "immagine del sistema insediativo" fortemente distorta, la cui valutazione potrà essere solo l'esito di una approfondita e sistematica indagine di carattere statistico e multidisciplinare. Infatti nel fondovalle, grazie in particolar modo all'azione del vento, si rileva un omogeneo corpo sedimentario recente e attuale costituito quasi esclusivamente da materiali fini (loess), che copre con spessi livelli i suoli di età romana - rialzati anche di 3 metri - e contemporaneamente nei più bassi versanti i processi erosivi, legati sia all'acqua meteorica, sia al suo flusso superficiale, libero e incanalato, hanno profondamente modellato e trasformato le superfici condizionando la lettura delle diverse tracce archeologiche.
I dati a nostra disposizione, in corso di elaborazione, sembrano tuttavia indicare che il processo di urbanizzazione in età romana sia partito solo nella metà del II secolo d.C. in connessione con l'organizzazione di Hadrianopolis ma su un territorio certamente abitato e forse organizzato su un sistema paragonabile a quello di tipo pagano-vicanico che non credo si possa escludere, come spesso capita nel mondo romano, sia eredità di una situazione precedente, di cui proprio i dati provenienti dai contesti funerari di Hadrianopolis stessa sono un significativo indizio.
Fig.4.02.03.04.jpg - Fig.4.02.03.04. G.I.S. della valle del Drinos

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