29 giugno 2012

JALA PLAZH MES NDOTJES E RRENOJAVE sezoni veror 2012.

Shqiperia nga kend veshtrimi i te huajve, Albania - Così vicina così lontana 6/2012

Due donne in macchina decidono di attraversare tutta l'Albania in auto, da Nord a Sud, facendo rotta verso la Grecia. Per scoprire un Paese vicino geograficamente ma lontanissimo dai nostri orizzonti turistici, seguendo le indicazioni di una vecchia Guida Rossa datata 1940, ma sorprendentemente ancora utile per orientarsi e conoscere il territorio. Tra strade dissestate, spiagge immacolata e un'accoglienza sempre calorosa e gentile.

Albania - Così vicina così lontanaDa Milano ad Atene, via terra. Per ripetere l’avventura dei miei ricordi di bambina, quando mio padre caricò tutta la famiglia su una Volvo arancione con roulotte al traino per attraversare i Balcani e raggiungere la Grecia. Erano gli anni Settanta, internet era uno strumento per agenti segreti e i navigatori satellitari non esistevano. Ci si orientava con mappe e guide turistiche. Frugando fra le carte del babbo, però, è saltato fuori un libriccino che mi ha fatto modificare la rotta. La Guida rossa Albania, prima edizione 1940, quando il Touring club si chiamava Consociazione turistica italiana e i toni erano quelli trionfali del colonialismo fascista. Un piccolo gioiello, molto dettagliato per l’epoca, ancora utile se si considera la scarsità di pubblicazioni sulla destinazione.
«Situata tra vette scintillanti di nevi e la costa adriatico-ionica, l’Albania è un Paese di grande varietà geografica, con grandiosi fiumi, poetici laghi, forre selvagge, pianure e sonnolente lagune costiere. Una terra di forti contrasti fra una vita patriarcale e guerriera, che ricorda i tempi omerici, e città animose e progressive. Un Paese ricco di avvenire e vivamente suggestivo, che tiene sempre desto l’interesse di ogni turista». La Terra delle Aquile era appena stata annessa al territorio italiano e il proposito sembrava quello di invitare i viaggiatori ad andare a scoprirla. Cosa che non successe né allora, per lo scoppio della seconda guerra mondiale, né per i quarant’anni che seguirono del regime comunista di Enver Hoxha, che intrappolò il Paese serrandone i confini fino alla sua morte, nel 1985. Con la mia famiglia, infatti, nel 1975 rinunciammo a Tirana, risalendo dal Montenegro verso la Macedonia per raggiungere finalmente la Grecia. Oggi le cose sono molto cambiate e per l’Albania è arrivata addirittura la consacrazione come meta più interessante del 2011 dalla Lonely Planet. Attraversare l’Albania, è deciso. Alla scoperta di un vicino troppo lontano. Separato dall’Italia da un mare interno che si attraversa in poche ore di traghetto o in un’ora e mezza d’aereo, ma che ancora suscita inquietudine in molti, soprattutto se a viaggiare sono due donne sole. «Andate in cerca di guai!». «State attente, vi ruberanno l’auto». «Perché in Albania? Non c’è niente laggiù». I commenti non erano certo incoraggianti. Le nostre guide e i racconti delle poche persone che in Albania c’erano state davvero, però, invitavano a partire.

«Benvenute». Dopo la lunga fila sotto il sole alla frontiera, il sorriso e il perfetto italiano del doganiere ci mettono a nostro agio. Nessun visto, basta la carta d’identità, mentre si deve acquistare dopo il confine un’assicurazione auto temporanea con una compagnia albanese. Le condizioni delle strade, a parte sporadiche eccezioni, sono pessime; trascurate per molti anni da un regime che consentiva l’utilizzo dell’automobile solo ai membri del partito. Non mancano però i distributori di benzina, ma soprattutto furoreggiano i lavazo, autolavaggi pronti a far brillare le numerose Mercedes ultimo modello che arrancano fra le buche. Uno status symbol per chi ha fatto fortuna all’estero e ritorna in patria durante le vacanze. Se il Gps si perde subito e i cartelli sono pochi, per orientarsi non restano che le cartine e le indicazioni dei passanti. Ed ecco la prima sorpresa: gli albanesi capiscono e molti parlano bene l’italiano. È la prima prova tangibile della vicinanza fra Italia e Albania. Un legame di vecchia data, rafforzato dalle migrazioni recenti e dalla passione per la nostra televisione. Qui sono tutti molto disponibili e hanno una gran voglia di chiacchierare. Durante la sosta a un baretto lungo la strada conosciamo Alma, un’insegnante i cui figli vivono a Trento. Racconta che alla fine degli anni Ottanta i ragazzi albanesi rischiavano la prigione per vedere di nascosto il Festival di Sanremo. Noi lo snobbavamo come antiquato e noioso, mentre per i nostri coetanei dall’altra parte dell’Adriatico era la finestra su un mondo che potevano solo immaginare. Sul palco tra i cantanti anche Anna Oxa, cugina senza le due acca di troppo del loro dittatore.

Arriviamo a Tirana in tempo per fare due passi nel quartiere di Blloku e unirci ai nuovi ricchi che sorseggiano l’aperitivo nei locali all’aperto. Giovani eleganti, musica, ottimo espresso e insegne che strizzano l’occhio all’Italia. Il quadrilatero più alla moda si fa notare per la pavimentazione lastricata. È l’ecosistema dell’élite che oggi, come ai tempi del regime comunista, quando l’ingresso era riservato alla classe dirigente, si distingue dalla baraonda polverosa che regna nel resto della città. Fondata nel 1614 dai turchi e scelta come capitale nel 1920 perché più centrale di Durazzo, Tirana conserva poche tracce del passato. Gli ampi viali, le facciate degli edifici d’epoca fascista alternati a quelli del periodo comunista, vecchi condomini dipinti con colori sgargianti e l’interessante Museo nazionale di storia. Nella piazza principale il traffico ruota attorno alla statua equestre di Giorgio Castriota Scanderbeg, l’eroe che difese l’Albania dalla conquista dell’Impero turco. Ha sostituito quella alta dieci metri del compagno Enver Hoxha, abbattuta dalla folla nel 1991, mentre è rimasta al suo posto la piramide: progettata dalla figlia del dittatore per diventare un museo, ospita una discoteca e un centro congressi.
 
A circa 120 chilometri dalla capitale, Berat ci accoglie «con le sue case schierate quasi ad anfiteatro, le quali con le bianche facciate e le numerosissime finestre, sembrano la realizzazione di un disegno ordinato e grazioso, anziché gli edifici di un centro che ha vissuto secoli di civiltà tanto diversi e periodi di storia assai travagliati». Dai tempi della descrizione della Guida Rossa poco è cambiato nella città dalle mille finestre, preservata come un museo a cielo aperto dal passato regime. Le auto arrancano a fatica nelle stradine ripide che conducono alla Cittadella, scivolando sulle pietre lucidate a specchio dalla storia. Meglio salire a piedi, per scoprire un affascinante dedalo di cortili racchiuso nelle mura del quartiere cristiano ortodosso, dove delle originarie venti chiese oggi ne rimangono una dozzina. Nella più grande si trova il Museo Onufri, con le preziose icone del XVI secolo, mentre il Museo etnografico appena sotto il castello consente di visitare una casa tradizionale del XVIII secolo. A testimonianza della pacifica convivenza dei culti, in un Paese dove in realtà ci si occupa poco della religione, ai piedi della stessa collina si trova il quartiere musulmano di Mangalem, dominato da tre antiche e grandiose moschee.
Qui nella bella stagione le temperature possono essere molto elevate e, per sfuggire alla canicola, decidiamo di rifugiarci per pranzo nelle pinete alle pendici del monte Tomori, prima di riprendere il viaggio verso la valle del Dhrino. È così che conosciamo Zamo, tornato in patria da imprenditore con l’entusiasmo di chi vuole ricostruire il suo Paese, dopo essere stato quasi vent’anni in Italia. È il fondatore della prima associazione di rafting albanese, uno sport con grandi potenzialità in un contesto naturale così vergine. Saremmo tentate di provare una discesa, ma il viaggio è ancora lungo, il Sud ci aspetta. Se Berat è ben conservata, nella città vecchia di Argirocastro l’orologio sembra essersi fermato, merito del particolare riguardo che Hoxha dimostrò per la sua città natale. Oggi la sua casa è diventata un museo e nei negozi si trova perfino qualche souvenir con l’immagine del dittatore. La maggior parte delle caratteristiche case fortezza, che un tempo ospitavano interi clan familiari, sono ben tenute e alcune sono rinate come splendide guest house. È in fase di restauro anche la casa dello scrittore Ismail Kadare, che a Argirocastro ambientò La città di pietra, tra i suoi libri più famosi. Rimaniamo impressionate dalla visita del grande castello, a lungo utilizzato come prigione e poi come Museo delle armi, con la minacciosa parata di carri armati schierata nelle viscere e lo scheletro di un aereo americano, fantomatica spia secondo la propaganda di regime.

Dopo aver attraversato campi coltivati, superato montagne, scansato mucche e cani randagi ed esserci perse più volte, avvistiamo finalmente lo Ionio. Dall’alto della strada costiera che proviene dal parco nazionale del passo di Llogaraja appaiono invitanti mezzelune bagnate dal mare turchese. La prima tappa è Dhërmi, la più mondana fra le località balneari albanesi. Una folle sequenza di pensioncine e locali notturni senza strada asfaltata, che affacciano direttamente su due chilometri di sabbia fine e ciottoli, bianchi e perfetti come uova. Nel finesettimana, è meglio evitare le sistemazioni troppo centrali e prenotare in anticipo. Altrimenti gli unici alloggi al coperto disponibili rischiano di essere le migliaia di bunker che il delirio di Hoxha ha disseminato per tutta l’Albania. Piccole cupole mai servite per fare la guerra, ma come rifugi per i innamorati (e a volte come bagni), che qui hanno dipinto a colori sgargianti. Scendendo verso Saranda si incontrano altre belle spiagge, come l’isolata Jal a otto chilometri da Dhërmi, e la tranquilla cittadina di Himara. Saliamo al castello per ammirare il panorama della spiaggia di Livadhi prima di un tuffo a Llamana, un angolo di paradiso lungo il tragitto che conduce alla magnifica insenatura di Porto Palermo, con la grotta ex riparo per i sommergibili, le rovine della fortezza di Ali Pasha e una fantastica taverna di pesce.
La vicinanza con la Grecia si respira nell’aria e nelle giornate limpide si intravedono le isolette a nord di Corfù.  Decidiamo di evitare Ksamil, molto frequentata per i suoi isolotti raggiungibili a nuoto, e puntiamo su Saranda. La nostra delusione per i disastri della speculazione edilizia è compensata dall’incanto del sito archeologico di Butrinto (a 18 chilometri dal centro città). L’insediamento – che fu prima ellenistico, poi romano e infine bizantino – sorge su una penisola protetta da un parco nazionale. Dopo l’arrivo dei primi archeologi italiani nel 1927, ci vollero dodici anni di scavi e notevoli investimenti per far riemergere i suoi tesori. Il teatro greco poteva accogliere fino a 2.500 spettatori ed è perfettamente conservato, mentre il velo di sabbia che protegge i mosaici delle terme romane e del battistero paleocristiano viene sollevato soltanto in occasioni speciali. Ammirando le arcate della basilica bizantina, si capisce la stratificazione della storia in questo crocevia di culture. Saliamo al castello che ospita il museo, dove un tempo c’era l’acropoli, per ammirare il panorama del lago salato in cui si coltivano le cozze di Saranda. Una minuscola chiatta traghetta le auto. Sull’altra riva è già Grecia. Siamo arrivate alla fine dell’Albania, ma la scoperta è appena cominciata. Il vicino ora è un po’ meno lontano e la Terra delle Aquile ha molte altre storie da raccontare.
 di Laura Sommariva | Fotografie di Davide Scagliola
http://www.touringmagazine.it/articolo/115/Albania---Cos%C3%AC-vicina-cos%C3%AC-lontana 





Gli Albanesi e l’Albania - Un importante studio del geografo Ferdinando Milone pubblicato nel 1942

  Scritto da  07 Febbraio 2012
Il professor Ferdinando Milone ( Napoli 1896 – Roma 1987 ), illustre geografo, docente nelle Università di Napoli e Roma, Socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei, autore di numerosi libri ancor oggi di capitale importanza per gli studi di geografia economica, pubblicò nel numero del marzo 1942 della rivista del Touring Club Italiano “Le Vie d’Italia” un importante saggio dal titolo: “Gli Albanesi e l’Albania”.
Gli Albanesi e l’Albania - Un importante studio del geografo Ferdinando Milone pubblicato nel 1942 Il bazar di Scutari: una zingara (Foto Milone)

Approfondimenti

Ritengo utile riportare una sintesi dell’articolo, che certamente non è facilmente reperibile nelle biblioteche italiane né, ritengo, in quelle albanesi.

L’autore afferma, all’inizio del saggio:

«Nella Balcania, groviglio di paesi e di genti, non sempre le forme fisiche permettono distinzione netta tra l’una e l’altra regione,né le singole nazionalità risultano così spiccate da consentire una divisione tra loro. Territori di transizione da una regione all’altra, abitati da popolazioni miste pei lunghi secoli di storia comune, dovranno necessariamente, più di una volta, essere assegnati a questo o a quello Stato politico.
Con un po’ di buona volontà, molta rettitudine e studio obiettivo dei fatti, sarà possibile, però, anche in questa intricata grande regione fisica ed umana, venire ad una sistemazione equa e duratura».

Quindi Ferdinando Milone passa a considerare il nuovo Stato albanese.

«Innanzi tutto – si chiede – esiste una nazionalità albanese? ».

Un Albanese autentico, il Ministro Ernest Koliqi - (Scutari, 20 maggio 1903 – Roma, 15 gennaio 1975) - scrittore e poeta albanese, nonché Ministro della Pubblica Istruzione in Albania dal 1939 al 1942 – nello sguardo d’insieme che apre la bella guida dell’Albania edita dalla Consociazione Turistica Italiana nel 1940 – fa due importanti affermazioni:
“le diverse vicissitudini storiche, attraverso le quali è passata la razza albanese, le hanno dato una fisionomia particolare, varia e curiosa, che la fanno apparire un vero mosaico di religioni, di usi e di costumi disparatissimi”.
E più oltre nota: ”Se domandi alla gente del contado o della città, della piana o del monte, del nord o del sud, dell’acquitrino o dell’altopiano: «Chi sei?» udrai sempre risponderti con fierezza orgogliosa: «Jam Shqipëtar», sono albanese”.

Ha ragione il Koliqi, afferma Milone: più ci fermiamo in Albania, più la studiamo ed impariamo a conoscere questa terra così interessante e questo popolo così buono e leale, e più terra e popolo ci appaiono diversi da regione a regione, da gente a gente, da fis a fis.

2 - Carta etnografica della Turchia di Europa
Carta etnografica della Turchia in Europa. Il tratteggio orizzontale mostra che gli Albanesi si spingevano anche a NE e a Sud fino al golfo di Arta

3 - Carta etnografica delle nazioni slave
Dalla carta etnografica delle nazioni slave (Secondo F. Mirkovitch, Mosca 1867). Questo documento attribuisce agli Albanesi l’intero territorio fino al golfo di Patrasso.

5 - Carta etnografica di Kettler

“Carta etnografica della penisola balcanica” di Kettler – Berlino 1919. Questa carta conferma l’esistenza di una maggioranza albanese fin oltre Prishtina e di una zona mista di Albanesi e Bulgari fin quasi a Nish. 

E continua:
«Ma se consideriamo la struttura fisica della Balcania e teniamo presente quale intricato groviglio di terreni geologici e forme del suolo, di climi e di popoli offra questa grande penisola, ci verrà fatto di scorgere una regione fisica albanese abbastanza distinta dalle altre vicine, anche se spezzettata in diverse unità minori, relativamente facili ad includersi o ad escludersi. E, assai di più, ci sarà dato di osservare come esista, senza alcun dubbio, una nazionalità albanese, che va onestamente riconosciuta e rispettata.

La frammentazione della regione fisica avrebbe potuto portare alla formazione di altrettanti regionalismi. Ed è mirabile, nonostante la dominazione turca, che non si sia spento ogni sentimento nazionale in questo popolo di pastori e di boscaioli, il quale – nei lunghi secoli del dominio straniero – non ebbe una sua storia che non fosse fatta di audaci ribellioni e di cruente repressioni. La fiamma del sentimento nazionale è rimasta viva in questo popolo tanto che, nel 1878, dopo il Congresso di Berlino, si costituiva la Lega Centrale per la difesa della nazionalità schipetara, che chiedeva l’autonomia dello Stato albanese, con capitale Okrida, contro lo smembramento del territorio albanese a favore della Serbia, del Montenegro e della Grecia».

Milone ricorda nel suo articolo che l’Italia anche nei secoli passati riconobbe la nazionalità albanese, offrendo aiuto a Skanderbeg nella sua lotta veramente epica e accogliendo i profughi albanesi nelle nostre terre, dove hanno liberamente vissuto conservando la propria religione, la propria lingua e i propri costumi, legati alla patria adottiva non meno che a quella di origine.

L’indipendenza dell’Albania chiedevano le sinistre italiane e nel 1904 si costituiva a Roma un Comitato Italo-albanese per preparare l’avvenire dell’Albania come nazione.

Poco dopo si costituiva un Consiglio Albanese d’Italia per coordinare l’azione degli albanesi italiani e collegarla a quella a quella delle altre associazioni sparse per il mondo e a quelle degli Albanesi d’Albania.

Infine, nel 1911, quando già gli Albanesi erano in rivolta, si forma a Roma un Comitato parlamentare per l’Albania, che raccoglie oltre 60 deputati di ogni colore politico; si organizza una legione per far causa comune con i fratelli dell’opposta sponda e si costituisce a Torino un Comitato di soccorso per raccogliere vesti e denaro a favore degli insorti.

Fu l’Italia a proclamare, insieme con l’Austria, la santità dei diritti degli Albanesi, nella Conferenza degli Ambasciatori tenutasi a Londra l’anno successivo, riuscendo a far trionfare, finalmente, la loro giusta causa; e l’Italia per prima si dolse se al nuovo Stato non furono, invece, riconosciute regioni che fisicamente ed etnicamente avrebbero dovuto ad esso venire assegnate.

Nel 1915, Sonnino proclamava alla Camera: «La presenza della nostra bandiera sull’opposta sponda adriatica gioverà pure a riaffermare la tradizionale politica dell’Italia nei riguardi dell’Albania, la quale rappresenta, ora come in passato, un interesse di prim’ordine per noi, in quanto la sua sorte è intimamente legata all’assetto dell’Adriatico. Ha importanza grandissima per l’Italia il mantenimento dell’indipendenza del popolo albanese, la cui spiccata e antica nazionalità fu invano, per scopi interessati, discussa e negata».

6 - Albania - Carta geografica
I confini settentrionali dell’Albania: il vecchio confine è segnato con puntini, mentre a tratti e punti è indicato il nuovo confine.

Il grande studioso passa ora a un diverso argomento: «Chi sono gli albanesi?»

Tralasciando, egli scrive, le varie ipotesi degli antropologi sulla precisa origine del popolo albanese, è certo notevole che, pure attraverso tante vicissitudini, si sia conservato un fondo etnico comune facilmente riconoscibile.

«Ciò che agli occhi nostri – scrive Milone riportando quanto affermato circa ottanta anni prima da Domenico Comparetti ( Roma 1855- Firenze 1927 – tra i massimi filologi del suo tempo, professore di letteratura greca nelle Università di Pisa, Firenze e Roma) di più di ogni altra cosa qualifica il popolo albanese è la lingua che essi parlano. Questa è che, conservandosi mirabilmente, ad onta delle cause forti e molteplici che si opponevano alla sua esistenza, ha impedito che quel popolo si perdesse, come di molti avvenne, andando a confondersi nel seno di altri popoli prevalenti su di lui. E’ l’albanese un altro esempio della lingua considerata come potente elemento conservatore di nazionalità, anche allora quando le nazioni, politicamente considerate, abbiano perduto la loro nazionalità e la loro indipendenza».

I linguisti non sono tutti d’accordo circa l’origine e l’autonomia della lingua albanese. Secondo i più deriverebbe dall’antico illirico; secondo altri sarebbe continuazione del trace e non dell’illirico. Certo è una lingua che ha subito forti influssi esterni e tra questi il maggiore è stato quello derivatole dal latino. Né mancano parole derivate dal greco antico, ma assai più frequenti sono quelle derivate dal medio greco, limitate però al dialetto tosco.
Notevole pure è l’influenza slava e quella turca, mentre non è trascurabile l’influsso delle altre lingue balcaniche.

Così conclude Milone: «La lingua albanese, pur così arricchita e modificata, conserva la sua forza e costituisce oggi il più saldo vincolo nazionale».
7 - Il lago di Okhrida
Il poetico lago di Okrida (Foto Milone)

Né il popolo albanese appare diviso dalla diversa religione. Soggetto alle influenze di Roma e di Bisanzio, dominato per oltre quattro secoli dall’invasore mussulmano, questo popolo appare distinto nella pratica di tre grandi culti: il cattolico, l’ortodosso e l’islamico. Ma la triplicità delle religioni non vale a dividere la sua unità. La forte maggioranza maomettana convive, in semplicità di vita e piena tolleranza, con ortodossi e cattolici.

San Paolo e i missionari latini vi importarono il Cristianesimo, che riuscirono specialmente ad introdurre nelle regioni centro-settentrionali dell’Albania. Nelle regioni centro-meridionali l’introdussero, invece, i Bizantini, che vi avevano più frequenti contatti. Allorché si determinò lo scisma religioso del secolo XIII, queste regioni vi aderirono, convertendosi all’ortodossia, mentre il settentrione si mantenne legato alla Chiesa di Roma. Nel secolo XV, con la conquista turca, si diffuse in tutta l’Albania la religione di Maometto.

E’ evidente che, a voler individuare quale sia realmente la nazione albanese, l’elemento più significativo di distinzione è quello linguistico. Del resto la fedeltà alla propria lingua, per un popolo che fu per tanti anni soggetto al dominio straniero, è indubbiamente il miglior documento del suo carattere nazionale.

Non sarà quindi difficile – una volta riconosciuta la nazione albanese dall’elemento linguistico – delimitare i confini che dovrebbe avere lo Stato albanese. Malauguratamente non riesce – afferma l’Autore – neppur facile affermare da quanti individui si parli ancora l’albanese nella regione balcanica. Il governo ottomano si accontentava di semplici stime a carattere fiscale e distingueva i sudditi per religione e non per lingua.

8 - Tirana - gruppo di cipressi
I frequenti gruppi di cipressi abbelliscono la capitale (Foto Milone)

9 - Albanesi in viaggio con le mogli - Foto Milone
Vanno, malgrado il sole ardente, chiuse nel loro velo nero, gli umili cavalli sono ancora il più usato mezzo di trasporto (Foto Milone)

14 - Famiglia di pastori albanesi - Foto Milone
Camminano questi poveri bambini per ore e ore, lentamente, cantando in coro o ascoltando i racconti della mamma (Foto Milone) 

Una pubblicazione ufficiale del Governo inglese, edita nel 1922, faceva oscillare il numero degli Albanesi tra uno e mezzo e due milioni di individui. Ma, della popolazione albanese, soltanto una metà, e forse meno, viveva entro i confini del Regno d’Albania; l’altra metà costituiva minoranze non trascurabili degli Stati confinanti: la Jugoslavia e la Grecia.

Le statistiche ufficiali jugoslave facevano ascendere a 442.000 il numero degli Albanesi inglobati entro i confini del Regno jugoslavo: secondo le fonti ufficiali jugoslave, la minoranza albanese nello Stato sarebbe stata pari ad una metà almeno della popolazione del Regno d’Albania. In realtà, gli Albanesi erano almeno il doppio della cifra denunciata, e cioè assai più di tre quarti della popolazione rimasta nel Regno d’Albania.

«Nel 1919 – scrive Milone - fu pubblicata una carta etnografica della penisola balcanica. Nel Montenegro, la regione tra Antivari e il vecchio confine è abitata da popolazione albanese pressoché compatta, la quale cingeva il lago di Scutari, occupava tutta la regione tra il Cem e la media e bassa Moraca, dove i pastori della tribù dei Klementi conducevano le pecore a svernare. Da Albanesi in massa compatta sono abitati gli alti bacini del Lim, dell’Ibar e del Drini Bianco, dove gli Albanesi si spingono sino ai monti di Krusceviza ed ai Mokra, giungendo sino ai vecchi confini fra Montenegro e Serbia.
All’Albania – secondo il Kettler – avrebbero dovuto essere riconosciuti quasi tutto il lago di Scutari e la regione di Hoti, tutte le Alpi nord-albanesi e i distretti di Gjakova ed Ipek con la fertile Methohija, sino ai monti di Krusceviza.

Nella Serbia, al di là del suo antico confine con il Montenegro, gli Albanesi formano una grossa isola, che si stende e si ramifica intorno a Novi Pazar. Nell’alto bacino dell’Ibar, sino ai Kopaonik meridionali ed ai Goljak, sono in gran prevalenza gli Albanesi, che solo al di là di questi monti si mescolano con Serbi e Bulgari. Isole parecchio vaste di Serbi interrompono, invece, la continuità della popolazione albanese: subito ad oriente di Ipek, a mezzodì di Pristina e a nord di Prizren. Ma anche in tali distretti la popolazione albanese è in grandissima maggioranza e tutto quanto il Kosovano è indubbiamente abitato da Albanesi, che nella coltivazione dei terreni pianeggianti di questa regione dimostrano la loro grande capacità di lavoro e le loro notevoli possibilità di progresso.

A mezzodì di Prizren e Vranja, la commistione si ha con i Bulgari, i quali occupano alcuni tratti delle valli dei maggiori fiumi. La regione montuosa alla destra dell’alto Vardar è abitata da Albanesi, che, invece, più a sud, formano solo modeste isole nei pressi di Kruscevo, Monastir e Florina, città, quest’ultima che si trovava entro il vecchio confine greco. Entro i vecchi confini della Grecia gli Albanesi formano una grossa oasi a SE di Florina. Il numero degli Albanesi inglobati entro i vecchi confini della Grecia era assai probabile che dovesse essere di qualche centinaio di migliaia di individui».

10 - Nei boschi di olivi di Valona - Foto Milone
Nei boschi di olivi di Valona (Foto Milone)

11 - Nel Kopliku. Donne alla fontana, nei loro caratteristici costumi - Foto Milone
Nel Kopliku, donne alla fontana, nei loro caratteristici costumi (Foto Milone)

12 - Un pastore nella piana della Musachia - Foto Milone
Un pastore nella piana della Musacchia, col suo viso duro, ma buono, chiuso nel suo grosso mantello di lana, trascorre ore e ore, immobile, sotto la pioggia (Foto Milone)

15 - I bovini albanesi, con la loro testa pesante - Foto Milone
I bovini albanesi, con la loro testa pesante (Foto Milone)

13 - Venditore di telette - Foto Milone
Venditore di telette, che serba la nobile austera espressione della sua razza (Foto Milone) 

Milone afferma di essersi attenuto, nelle indicazioni delle aree abitate da Albanesi fuori dei confini (1940) del Regno d’Albania alle affermazioni di uno studioso tedesco (Kettler), con il quale concordano diversi altri autori ( il Lejan, lo studioso russo Mirkovitch, lo slavo Bradaska, H. Kiepert e Carlo Sax), tutti studiosi della seconda metà dell’800.

Alla luce di queste autorevoli fonti Ferdinando Milone esamina le rivendicazioni albanesi alla Conferenza della Pace. Fondamentale per le rivendicazioni albanesi fu il memoriale di Turkhan Pascià, che chiedeva la restituzione all’Albania dei territori incorporati nel Montenegro e di quelli incorporati nella Serbia e nella Grecia, in conseguenza della Conferenza di Londra del 1913.

In sostanza si rivendicava la frontiera etnografica dell’Albania, la quale, dice testualmente il memoriale,

«parte dalla baia di Spitza, si dirige verso il Nord-Est includendo i clans di Tousi, Hoti, Gronda, Triepchi, la città di Podgoriza, e, seguendo la frontiera montenegrina del 1912, racchiude il distretto di Ipek, la parte orientale del distretto di Mitrovitza, i distretti di Prichitina, Guilan, Ferizovitch, Katchanik, una parte del distretto di Uskub, i distretti di Kalkandelen, di Gostivar, di Kertchovo, di Dibra, per raggiungere la montagna detta Mal’i Thate, tra i laghi di Okhrida e di Prespa.

A partire da questo punto, la frontiera segue il tracciato del 1913 fino alla cresta del Monte Gramos e continua verso il sud per terminare presso il golfo di Preveda. Tutti i territori situati all’Ovest di questa frontiera costituiscono l’Albania etnica e storica».

«Nei limiti dei territori menzionati – continua il memoriale di Turkhan Pascià, vivono circa due milioni e mezzo di Albanesi, di cui quasi un milione nei confini assegnati all’Albania dalla Conferenza di Londra del 1913 e un milione e mezzo nelle regioni cedute dalla stessa Conferenza al Montenegro, alla Serbia, alla Grecia».

Dopo questo excursus storico riporto la conclusione del professor Milone: «Certo è che il popolo albanese ha ormai diritto a veder costituita e definitivamente riconosciuta la sua individualità etnica e nazionale».



Nota: Le carte etniche e geografiche, le fotografie originali del prof. Ferdinando Milone che illustrano l’articolo, le didascalie delle carte geografiche e delle fotografie sono tratte dal testo originale e riportate integralmente.

Darezeza, zbuloni nje plazh te paster ne bregdetin e Fierit.

Infrastruktura rrugore, pastërtia, shërbimi dhe siguria qe ofron Plazhi i Darezezes, 17 Km ne perendim te qytetit te Fierit, e kane shnderruar ate ne vitrine te turizmit veror ne qarkun e Fierit, modelin e kerkuar nga pushuesit.
Qindra pushues nga Fieri dhe rrethinat e tij, por edhe nga Mallakastra, Kuçova e Berati kishin zgjedhur sot pikerisht Darezezen per te pushuar dhe freskuar. Pastertia, kushtet e mira, bukuria dhe vlerat natyrore te ketij plazhi, kane bere qe numri i pushuesve te shtohet me shpejtesi.

Fondi për mozaikun e Elbasanit, peng i burrokracive


Elbasan Qershor 29,2012 - 12:15  Mosmarrëveshjet për administrimin e fondit prej 1 milion eurosh të Komisionit Europian për mozaikun e Elbasanit po e çojnë atë drejt shkatërrimit, 5 vjet pas zbulimit në qendër të qytetit.
Bashkia e Elbasanit, Muzeu Etnografik, Instituti i Arkeologjisë në Tiranë janë në konflikt për mënyrën e përdorimit të këtij fondi, i cili do ta kthente mozaikun në destinacion turistik.
Përvec pamjes fare të pakëndëshme që ka krijuar në mes të qytetit gropa e madhe e mbushur me ujë e baltë, konflikti po rrezikon atë që është ruajtur për shekuj të tërë nën tokë.

Pak prej atyre objekte historike që u nxorën gjatë gërmimeve janë vendosur në oborrin e muzeut etnografik. Ndërkohë edhe ideja e shumë arkeologëve vendas dhe të huaj për të hartuar një master-plan për evidentimin e vlerave arkeologjike të Elbasanit, ku do të përfshiheshin gërmime arkeologjike, brenda dhe përreth Kastrumit Romak si dhe në zonën e pazarit të vjetër, tashmë ka mbetur vetëm një ëndërr.
http://news.albanianscreen.tv/pages/news_detail/41357
Besim Dybeli

Clark viziton Apoloninë, Albania: Keni potencial të jashtëzakonshëm turistik


Fier Qershor 29,2012 - 11:07 Kryetarja e Grupit te Zhvillimit ne OKB, Helen Clark, ka vlerësuar potencialin turistik të Shqipërisë gjatë një vizite në Fier, ku ka inspektuar investimet e këtij programi të Kombeve të Bashkuara.
Në Parkun Arkeologjik të Apolonisë ajo vlerësoi edhe angazhimin e qeverisë shqiptare për zhvillimin e turizmit kulturor. Muzeu me objektet e çmuara historike i këtij Parku u rihap pas 20 vjetësh falë programit të OKB-së për turizmin kulturor.

"Unë mendoj se Shqipëria ka një potencial të jashtëzakonshëm turistik. Tashmë kjo gjë është bërë e njohur edhe nga "Lonely Planet" që e bëri atë destinacionin Nr.1 vitin e kaluar. Shqipëria ka bregdetin e saj, ajo ka malet e veta, por ajo gjithashtu ka këtë histori shumë shumë interesante kulturore që daton në kohë shumë të lashta. Shqipëria ka një komb të lashtë, qytetërime të tjera të lashta kanë kaluar këtu. Ndaj ka një interes të madh për turizmin në të ardhmen", u shpreh Clark.

Më herët zonja Clark vizitoi edhe Qendrën Komunitare të Levanit dhe Klubin e Punës ne Zyrën e Punësimit në Fier. Ajo po qëndron në Shqipëri në kuadër të Konferencës së Pestë Ndërqeveritare për Reformën "Një OKB" që po zhvillohet në kryeqytet.

http://news.albanianscreen.tv/pages/news_detail/41351

Aleksandër Nushi

Jump in Albania summer 28/6/2012

Balkan Wine Expo Tirane-Albania 2012

Nel Palazzo dei Congressi nel centro di Tirana, in Albania, il 24-25 giugno 2012 si è svolta la "Balkan Wine Expo", la prima e unica manifestazione dedicata al vino e rivolta al mercato professional (importatori, distributori, Horeca, enoteche, distribuzione organizzata, opinione leader, media) dei Balcani: Albania, Bosnia, Kosovo, Montenegro, Macedonia, Serbia, Croazia. La Balkan Wine Expo è stata un punto d'incontro per le aziende italiane, francesi, greche e croate, che hanno potuto presentare la loro migliore produzione di vino in un contesto di assoluta esclusività.

Windsurfing ne Liqeni Artificial Tirana,Albania 2012

地拉那 Tirana-阿爾巴尼亞 Albania ,Balkan Peninsula,2012

Albania 2012 Laguna di Karavasta, eksperienza turistike e 2 turistave Friuliani-Italian ne shqiperi me motorrat e tyre "XR250"




Albania 2012 Laguna di Karavasta

 Vola aquila più in alto che puoi.... ti abbiamo scorto, incrociato il tuo sguardo, ammirato il tuo volo....ci hai accompagnato durante il viaggio... forse seguito, non ti dimenticheremo..grazie di tutto...!

Invito tutti prima di leggere il report di liberarsi dagli stereotipi sull'Albania e sugli Albanesi e di avere la pazienza di ascoltare il bellissimo documentario curato dall' Istituto Luce sulla Shqiperia....

http://www.youtube.com/watch?v=G3o5ztQDEkw

Premetto che questo viaggio nasce dopo circa quattro mesi di studi su planimetrie e percorsi e circa un anno di ricerca di compagni di viaggio che dopo promesse, pacchi vari e diffidenze sul paese visitato si è risolto nel migliore dei modi rispettando l'intera tabella di marcia che ci eravamo preposti, visitando luoghi di rara bellezza e conoscendo persone dall'animo sincero.
Il nostro viaggio si è svolto senza assistenza, con i bagagli caricati sulla moto e senza l'uso del gps.

Ringrazio tantissimo Michele il mio compagno di viaggio che ha creduto in tutto questo e Bashkim-Hyka per i preziosi consigli che mi ha suggerito.

L'Albania è un paese amico.
Non ci siamo mai sentiti soli o in pericolo.. anzi l'esatto contrario, da italiano mi sentivo protetto...se dici o scoprono che sei italiano ti si apre un mondo..!
Certo l'Albania oggi rimane un paese con forti contraddizioni molto simile all'Italia del sud degli anni 40- 50, abusivismo sulla costa, forte immigrazione che sta rientrando reinvestendo i soldi guadagnati nel proprio paese aprendo alberghi, attività commerciali etc etc.  purtroppo senza ordine  e senza nessun piano regolatore...
tanto bisogna ancora fare e migliorare, la corruzione politica rallenta il processo di democratizzazione e di ordine del paese....ma uscire da 40 anni di comunismo Maoista non è semplice....porsche Panamera sfrecciano accanto a muli carichi di sacchi di patate sulla stesa strada che definirla strada è un eufemismo...nelle città mancano i tombini delle fogne non so perchè.... in moto è molto pericoloso bisogna stare sempre molto attenti a non finire dentro qualche voragine o cratere, le macchine provenienti dal senso opposto spesso te le trovi sulla tua corsia....perchè stanno schivando un buco o qualcos' altro...., l'asfalto termina spesso improvvisamente su sterrate piene di buche..... per questo consiglio di fare meno asfalto possibile...!

Il bello dell'Albania ve lo racconterò per immagini....per adesso la partenza.. io e Michele






   [/UR     

Arrivo al porto di Durazzo ore 14
Un Albanese ci ha confidato che venti anni fa qui non c'era un sola costruzione e la spiaggia era deserta ora l'intera costa è disseminata di palazzi.



Michele...sullo sfondo la baia di Durazzo si vedono in lontananza i palazzoni.....inizia l'avventura i primi tratti di costa selvaggia...









dopo 40 km ci fermiamo in una bella baietta, affittiamo un capanno pieno di ragni.. vista mare e spiaggia a disposizione..
Bagno e trastullo fino ad ora di cena poi iniziano le danze.....!!!











Goduria totale pesce freschissimo....zuppetta di scampi e canoce....



e....calamari e folpi alla griglia guarniti con verdure.. vino ottimo come in Italia
La cucina albanese è fantastica, molto varia e simile a quella del sud italia, gli ingredienti poi sono sempre freschissimi...inoltre molti piatti sono a base vegetariana...!!




Dopo una pantagruelica mangiata e bevuta andiamo a letto per poi non chiudere occhio tutta la notte.....rumori strani di insetti strani...ci colgono impreparati...!!!
Si riparte.. oggi tappone di 180 km si intravedono i primi bunker costruiti dal "simpatico" dittatore Enver Hoxha...





... una pineta infinita ci inghiotte....la strada con fondo sabbioso è tutta nostra...per poi sfociare in kilometri di.....



.....spiaggia deserta e dune...!!!





















http://www.youtube.com/watch?v=nohKNDlM6HA&feature=g-upl


Io e Michele apriamo a manetta una sensazione incredibile ci invade.....le immagini dell'arrivo a Dakar degli anni 80 rivivono in noi....non ci sembra vero... quel litorale tutto per noi....urliamo dalla gioia....siamo in simbiosi con le immagini che viviamo....il viaggio è iniziato adesso...!!!


Ogni tanto anche i migliori sbagliano man do azzz....siamo...!!!




ritroviamo la via maestra.. attraversiamo la laguna su un lembo di terra per un bel pò di kilometri..









usciti dalla laguna attraversiamo numerosi villaggi... anche se c'è asfalto mezzo sciolto si continua a fare enduro date le condizioni delle strade...!!!..
Ci fermiamo stanchi e accaldati ad un benzianio sperduto in mezzo al nulla... pieno grazie.......ci vede e dice ITALIANI... ??? come dire di no....sparisce e ritorna con due red bull...ringraziamo paghiamo il pieno e le bibite.....ma lui ci dice - no red bull mio omaggio a italianii - Io e Michele non ci crediamo... ciao amico.....si riparte..
Ci dirigiamo verso la città di Fier e prendiamo l'autostrada....per modo di dire.....si doppia corsia....non segnata... e velocità massima 40 orari.....inizia ad adorare l'Albania..!
A Fier vogliamo vedere i pozzi di petrolio costruiti dagli italiani e la raffineria abbandonata...



La moschea di Fier



la panettiera di Fier e il tostatore di caffè.




Arrivati alla raffineria ci perdiamo chiedo ad uno della security dove siamo....telefona ad un suo amico che parla italiano e me lo passa...ok capito ringrazio.. non facciamo in tempo a ripartire che il tipo sale sul mercedes accende la sirena e ci dice di seguirlo.... ci accompagnerà alla rotonda per poi proseguire.....per tutto il viaggio ci sarà gente pronta ad aiutarci...!!!




non troviamo i pozzi siamo tardi e dobbiamo arrivare a Berat attraversando la strada peggiore di tutta l'Albania...è uno slalom continua tra buche, camion, macchine e carretti

Tenete conto poi che i paesi all'ingresso non hanno il nome del paese quindi conviene fermarsi spesso a chiedere informazioni come ho fatto io......il genio della lampada che ha pensato bene di fermarsi su una pozza di petrolio....!!!!!!!  C'è da dire che era mimetizzata dalla polvere.. appena sopra si è rotta come essere su una lastra di ghiaccio..!!



porca putt.....maremma mai....ma che azz o è sta roba....iniziamo bene sono smerdacchiato di petrolio pantaloni e sacca bagagli nonchè la moto.....

Abbiamo trovato i pozzi....!!! quelli che mi aspettavo sono stati sostituiti con altri più moderni io cercavo questi...

http://www.youtube.com/watch?v=PaKj-UvSQRs&feature=player_embedded#!

L' Albania dicono sia piena di petrolio nel sottosuolo leggete qui...

http://etleboro.blogspot.it/2008/01/enormi-giacimenti-di-petrolio-in.html


Finalmente dopo aver mangiato polvere e respirato diesel di mercedes stiamo per arrivare nella meravigliosa e antica città di Berat dove ci fermeremo per due notti.






La città dalle mille finestre così è chiamata Berat patrimonio dell'Unesco.








ci accoglie un muletto





il nostro Hotel il mitico Hotel Mangalem....consiglio a tutti di soggiornarvi per la notte, dispone di una terrazza all'aperto con vista sul monte Tommorit e sulla città vecchia...
la cucina poi è strepitosa il personale gentile e disponibile...!



La terrazza...di sfondo la città vecchia.


....e questo era solo l'antipasto.....fegatini con ricotta frecsa e pomodori (deliziosi)....torta di bietole....e peperoni rossi bolliti e messi sotto olio ....il secondo era una porzione di agnello alla griglia da leccarsi i baffi.....il dolce poi......vabbè bei ricordi andiamo avanti..





Nel video la città di notte e il rumore dei rospacci..!

http://www.youtube.com/watch?v=yYU6u3VyYAg&list=UUbr4Jx6i56G3vn1F3RylPjg&index=2&feature=plcp

http://www.xr-italia.com/forumxr/index.php?topic=42528.0

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