Due donne in macchina decidono di attraversare tutta l'Albania in auto,
da Nord a Sud, facendo rotta verso la Grecia. Per scoprire un Paese
vicino geograficamente ma lontanissimo dai nostri orizzonti turistici,
seguendo le indicazioni di una vecchia Guida Rossa datata 1940, ma
sorprendentemente ancora utile per orientarsi e conoscere il territorio.
Tra strade dissestate, spiagge immacolata e un'accoglienza sempre
calorosa e gentile.

«Situata tra vette scintillanti di nevi e la costa adriatico-ionica, l’Albania è un Paese di grande varietà geografica, con grandiosi fiumi, poetici laghi, forre selvagge, pianure e sonnolente lagune costiere. Una terra di forti contrasti fra una vita patriarcale e guerriera, che ricorda i tempi omerici, e città animose e progressive. Un Paese ricco di avvenire e vivamente suggestivo, che tiene sempre desto l’interesse di ogni turista». La Terra delle Aquile era appena stata annessa al territorio italiano e il proposito sembrava quello di invitare i viaggiatori ad andare a scoprirla. Cosa che non successe né allora, per lo scoppio della seconda guerra mondiale, né per i quarant’anni che seguirono del regime comunista di Enver Hoxha, che intrappolò il Paese serrandone i confini fino alla sua morte, nel 1985. Con la mia famiglia, infatti, nel 1975 rinunciammo a Tirana, risalendo dal Montenegro verso la Macedonia per raggiungere finalmente la Grecia. Oggi le cose sono molto cambiate e per l’Albania è arrivata addirittura la consacrazione come meta più interessante del 2011 dalla Lonely Planet. Attraversare l’Albania, è deciso. Alla scoperta di un vicino troppo lontano. Separato dall’Italia da un mare interno che si attraversa in poche ore di traghetto o in un’ora e mezza d’aereo, ma che ancora suscita inquietudine in molti, soprattutto se a viaggiare sono due donne sole. «Andate in cerca di guai!». «State attente, vi ruberanno l’auto». «Perché in Albania? Non c’è niente laggiù». I commenti non erano certo incoraggianti. Le nostre guide e i racconti delle poche persone che in Albania c’erano state davvero, però, invitavano a partire.

Arriviamo a Tirana in tempo per fare due passi nel quartiere di Blloku e unirci ai nuovi ricchi che sorseggiano l’aperitivo nei locali all’aperto. Giovani eleganti, musica, ottimo espresso e insegne che strizzano l’occhio all’Italia. Il quadrilatero più alla moda si fa notare per la pavimentazione lastricata. È l’ecosistema dell’élite che oggi, come ai tempi del regime comunista, quando l’ingresso era riservato alla classe dirigente, si distingue dalla baraonda polverosa che regna nel resto della città. Fondata nel 1614 dai turchi e scelta come capitale nel 1920 perché più centrale di Durazzo, Tirana conserva poche tracce del passato. Gli ampi viali, le facciate degli edifici d’epoca fascista alternati a quelli del periodo comunista, vecchi condomini dipinti con colori sgargianti e l’interessante Museo nazionale di storia. Nella piazza principale il traffico ruota attorno alla statua equestre di Giorgio Castriota Scanderbeg, l’eroe che difese l’Albania dalla conquista dell’Impero turco. Ha sostituito quella alta dieci metri del compagno Enver Hoxha, abbattuta dalla folla nel 1991, mentre è rimasta al suo posto la piramide: progettata dalla figlia del dittatore per diventare un museo, ospita una discoteca e un centro congressi.

Qui nella bella stagione le temperature possono essere molto elevate e, per sfuggire alla canicola, decidiamo di rifugiarci per pranzo nelle pinete alle pendici del monte Tomori, prima di riprendere il viaggio verso la valle del Dhrino. È così che conosciamo Zamo, tornato in patria da imprenditore con l’entusiasmo di chi vuole ricostruire il suo Paese, dopo essere stato quasi vent’anni in Italia. È il fondatore della prima associazione di rafting albanese, uno sport con grandi potenzialità in un contesto naturale così vergine. Saremmo tentate di provare una discesa, ma il viaggio è ancora lungo, il Sud ci aspetta. Se Berat è ben conservata, nella città vecchia di Argirocastro l’orologio sembra essersi fermato, merito del particolare riguardo che Hoxha dimostrò per la sua città natale. Oggi la sua casa è diventata un museo e nei negozi si trova perfino qualche souvenir con l’immagine del dittatore. La maggior parte delle caratteristiche case fortezza, che un tempo ospitavano interi clan familiari, sono ben tenute e alcune sono rinate come splendide guest house. È in fase di restauro anche la casa dello scrittore Ismail Kadare, che a Argirocastro ambientò La città di pietra, tra i suoi libri più famosi. Rimaniamo impressionate dalla visita del grande castello, a lungo utilizzato come prigione e poi come Museo delle armi, con la minacciosa parata di carri armati schierata nelle viscere e lo scheletro di un aereo americano, fantomatica spia secondo la propaganda di regime.

La vicinanza con la Grecia si respira nell’aria e nelle giornate limpide si intravedono le isolette a nord di Corfù. Decidiamo di evitare Ksamil, molto frequentata per i suoi isolotti raggiungibili a nuoto, e puntiamo su Saranda. La nostra delusione per i disastri della speculazione edilizia è compensata dall’incanto del sito archeologico di Butrinto (a 18 chilometri dal centro città). L’insediamento – che fu prima ellenistico, poi romano e infine bizantino – sorge su una penisola protetta da un parco nazionale. Dopo l’arrivo dei primi archeologi italiani nel 1927, ci vollero dodici anni di scavi e notevoli investimenti per far riemergere i suoi tesori. Il teatro greco poteva accogliere fino a 2.500 spettatori ed è perfettamente conservato, mentre il velo di sabbia che protegge i mosaici delle terme romane e del battistero paleocristiano viene sollevato soltanto in occasioni speciali. Ammirando le arcate della basilica bizantina, si capisce la stratificazione della storia in questo crocevia di culture. Saliamo al castello che ospita il museo, dove un tempo c’era l’acropoli, per ammirare il panorama del lago salato in cui si coltivano le cozze di Saranda. Una minuscola chiatta traghetta le auto. Sull’altra riva è già Grecia. Siamo arrivate alla fine dell’Albania, ma la scoperta è appena cominciata. Il vicino ora è un po’ meno lontano e la Terra delle Aquile ha molte altre storie da raccontare.
di Laura Sommariva | Fotografie di Davide Scagliola
http://www.touringmagazine.it/articolo/115/Albania---Cos%C3%AC-vicina-cos%C3%AC-lontana
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