26 aprile 2015

Eco-turismo 2015, alla scoperta dell’entroterra albanese del sud

Trekking, visite a villaggi medioevali, moschee bektashi e viaggi gourmet: la cooperazione per sviluppo passa anche dal turismo

©EmanueleBompan la catena montuosa Trebeshinë – Dhëmbel - Nëmërckë




24/04/2015
Nel silenzio si muove il fumo d’incenso, scosso dal frullare d’ali dei piccoli pipistrelli. Illuminate da flebili candele, sembrano muoversi le figure che, dense, ricoprono l’antica Chiesa di Santa Maria a Leusë, a pochi km da Përmet, Albania meridionale. Immersa in un piccolo villaggio, la chiesa è un gioiello di architettura ortodossa del XVIII sec., nascosta nel fogliame all’ingresso del paese. Sono tanti i paesini in pietra, con strade ancora sterrate o di ciottoli che punteggiano i pendii delle Alpi albanesi. Come Benjë-Novoselë, completamente diroccato, con la vecchia scuola di legno sospesa sulla valle e il maestro che ti invita a bere il thè di montagna (un mix di erbe alpine) con lui sotto gli alberi, mentre il sole tramonta dietro le vette. Ovunque ci s’imbatte nei sentieri abbandonati dai pastori transumanti per raggiungere gli alpeggi. Le chiese ortodosse albanesi si alternano alle tekke, curiose strutture dodecagonali, luogo di culto della chiesa islamica Bektashi, una corrente religiosa, che fonde elementi islamici sciiti e sunniti. Appoggiati su morbidi declivi o incassati tra i boschi, ognuno di questi villaggi costituisce un paesaggio unico.  

Il turismo nella regione di Përmet è ancora poco sviluppato. Vuoi perché le infrastrutture scarseggiano, vuoi perché certe aree remote hanno il pregio di rimanere tesori nascosti. «Il potenziale per un turismo eco-sostenibile, centrato sulle comunità locali e sui loro prodotti è buono», racconta Giorgio Ponti di CESVI, che ha da poco ha inaugurato il Centro Multifunzionale e l’Ufficio di Informazione Turistica di Përmet. «Il progetto fa parte della visione di sviluppo territoriale che la nostra Ong ha impostato qui come motore di crescita. Tanta gente lascia il villaggio per cercare fortuna altrove anche in Italia. Con questi progetti possiamo fornire un’opportunità ai più giovani». I commenti raccolti sono positivi. «Vediamo che ci sta aiutando a posizionarci su guide e articoli di viaggio», commenta l’oste del ristorante Familjiari, uno dei migliori di Përmet. 

«Questa zona è ottima per chi vuole sostare un giorno, mentre è di passaggio, oppure per chi vuole spendere qualche giorno a fare eco-trekking in una zona remota, con montagne affascinanti in un ambiente incontaminato», spiega Ponti. «Le camminate possono durare anche vari giorni sulle montagne del Parco Nazionale di Bredhi i Hotovës». Per i più si organizzano percorsi di rafting nelle gole mozzafiato del canyon Lengarica, lungo quasi sei chilometri, in alcuni punti alto più di mille metri, e talmente stretto che ci passa a malapena il gommone. 

Chi cerca il relax può immergersi nelle sorgenti termali presso il villaggio Benje, note come “Banjat e Benjes”. Distano solo dieci minuti di auto da Përmet, e a parte i mesi estivi, sono spesso poco frequentate. Da Banjat e Benjes emergono sei principali fonti, disposte su entrambi i lati del fiume Langaricë. Ognuna si dice abbia un effetto curativo specifico, determinata dalla composizione chimica dell’acqua e dalle temperature. C’è la fonte per malattie reumatiche croniche, una per ripristinare lo stomaco e una sorgente di acqua per la cura della pelle. In realtà in tanti ci vanno solo per fare un tuffo. O per pranzare da Mali i Bardhë, un ottimo ristorantino specializzato in carne grigliata. 

La zona offre anche spunti interessanti per visite nei dintorni: dalla gita al confine con la Grecia a Tre Urat, dove gli italiani combatterono nel 1940, all’interessante Gjirokastër, o Argirocastro come è meglio nota in Italia. Il suo nome significa Fortezza Argentata, e racchiude tra le sue mura cultura romana, turca e albanese. Il simbolo della città è, come dice il nome stesso, l’imponente fortezza, una delle mete turistiche più popolari di tutta l’Albania, e patrimonio Unesco come l’intera città vecchia. Per rivivere la follia della dittatura di Hoxha si può visitare l’intricato bunker sotterraneo antiatomico costruito per la nomenclatura locale. Stanze, cunicoli spogli, passaggi segreti, s’inerpicano sotto la montagna: una visita per ripercorrere l’epoca della guerra fredda.  

«L’offerta turistica della zona non può che dirsi completa», ci dice Ponti mentre usciamo dai tunnel umidi e freddi del bunker. Dal trekking alla visita culturale, questa zona, che sta migliorando la sua offerta turistica grazie anche ai progetti di formazione che offriamo a Përmet, può diventare un punto certo sulla mappa del turismo albanese». Non resta che brindare al suo futuro con un bicchiere di grappa fruttata, l’iconica raki. http://www.lastampa.it/2015/04/24/scienza/ambiente/speciali/fondi-cooperazione-sviluppo/2015/reportage-albania/ecoturismo-alla-scoperta-dellentroterra-albanese-del-sud-Ghzrft3evw8H8gLT9jL62N/pagina.html

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